Ciclo di Vita Familiare (seconda parte)

4) ACCUDIMENTO DEI FIGLI: Questa è una fase molto lunga del ciclo vitale, per i figli si estende infatti fino al periodo del giovane adulto. Nella famiglia si sono ormai formati diversi sottosistemi: coppia, genitori, figli. E’ la fase della genitorialità, dove le figure di accudimento sono chiamate a gestire controllo ed autonomia nei confronti dei propri figli. I genitori devono confrontarsi e accordarsi tra di loro, i ruoli si strutturano e si stabilisce una sorta di equilibrio familiare.

I confini familiari estendono la loro permeabilità alle diverse agenzie educative, agli amici e a tutte le figure che in qualche modo influenzano i figli e la coppia. Inoltre questo è un periodo in cui si strutturano alleanze e triangolazioni tra i diversi componenti (quando si parla di “triangolazioni” ci si rifà sempre alla regola relazional-matematica del 2+1; ovvero si considera la possibilità che il figlio si allei o con la madre o col padre, o nella più sana delle ipotesi che sia la coppia genitoriale ad allearsi).

I genitori possono sviluppare sintomatologie legate alla tematica della genitorialità, dovendo stabilire il giusto equilibrio tra l’accudire ed il lasciare andare. Il sottosistema coniugale presenta generalmente un minore livello di difficoltà rispetto alla terza e alla quinta fase del ciclo vitale. Per quanto riguarda i figli si assiste ad una relativa stabilità, in genere è proprio durante questa fase che vengono gettate le basi e le diverse predisposizioni per i disturbi che esordiranno in età più avanzate. Questa è infatti una fase lunga, di assestamento, dove i problemi possono sedimentarsi lentamente.

5) ETA’ DI MEZZO: Uno degli elementi caratteristici di questa fase è lo svincolo dei figli, di conseguenza la coppia dovrebbe progressivamente ritrovarsi e riscoprirsi. Tale riavvicinamento potrebbe risultare particolarmente difficile se con il trascorrere del tempo i partner si sono allontanati in modo eccessivo. E’ evidente che se la coppia ha investito e sacrificato tutto il suo interesse e le sue risorse nella funzione genitoriale, al momento dello svincolo dei figli il sottosistema coniugale ne risulterà particolarmente impoverito. L’allontanamento dei figli può creare nei genitori solitudine e mettere in evidenza la fragilità della loro relazione. Parallelamente se i figli intraprendono la loro vita diventando autonomi, le famiglie di origine possono cominciare a lamentare le prime difficoltà della vecchiaia e chiedere aiuto. Da un punto di vista patologico i figli possono essere esposti all’insorgenza di psicosi, le problematiche sedimentate e trascurate durante gli anni precedenti potrebbero infatti tradursi in una mancata individuazione. I genitori sono invece più inclini a manifestare sintomatologie depressive, anche se la presenza di pregressi psicotici potrebbe riattivare alcuni scompensi di questo tipo. Vista comunque la necessità di riscoprire o rivitalizzare il nucleo coniugale le problematiche più frequenti in questa fase rimandano alla tematica della coppia.

A questo proposito si possono segnale due delle più frequenti sindromi ovvero:

– La sindrome del nido vuoto: quando la coppia non sa ritrovarsi, e, avendo esaurito il compito dell’accudimento della prole (in conseguenza dello svincolo del figlio) non sa più cosa fare, non ha più un progetto di vita e cerca, in ogni modo (conscio ed inconscio) di riappropriarsi dell’indipendenza del figlio.

– La sindrome del nido pieno: sempre più frequente, la si ha quando, la coppia “sana” si ritrova a dover fare i conti con un figlio ultratrentenne che non vuole (o non può) andare via di casa. Ovviamente questa situazione può essere molto più scomoda per i genitori (spesso trattati alla stregua di “tuttofare” che per il figlio ospite).

6) VECCHIAIA: L’ultima fase del ciclo vitale accompagnerà l’individuo fino alla morte. Le persone sentono il peso della loro vulnerabilità fisica e mentale, per molti è il senso di precarietà e fragilità che riveste gli ultimi momenti dell’esistenza, questo si riflette in un atteggiamento chiuso e rinunciatario che rende la vecchiaia un lento decadere. Anche le aspettative sociali intorno alla senilità rilanciano l’immagine di esseri umani ormai sterili ed improduttivi, un peso del quale si è obbligati ad occuparsi. Essere anziano per molte persone significa abbandonare progressivamente la propria autonomia e rinunciare ogni giorno ad un pezzo di potere sulla propria vita.

Il difficile (ma non impossibile) obiettivo per una vecchiaia serena e funzionale, è quello di non perdere la propria vitalità, anche se si tratta solamente di quella interiore, continuare a credere ed investire nella vita, magari nella giovane vita (rapporto con i nipoti).

I figli possono riscontrare difficoltà nell’accettazione della condizione dei propri genitori, distacco, abbandono o eccessivo coinvolgimento nelle problematiche senili. Nei genitori, oltre alla nutrita costellazione di patologie di ordine medico, possono insorgere numerose problematiche di carattere mentale: stati depressivi, ansia, accentuazione dei sintomi fisici , emergere di tratti dipendenti, angoscia di separazione, raramente stati deliranti.

Fino a qualche anno fa si pensava che la psicoterapia per le persone anziane fosse inutile, perché si credeva che la mente non avesse la necessaria plasticità a rimodellarsi attorno a pensieri e comportamenti più sani. In realtà la ricerca ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che la psicoterapia in età avanzata può essere di grande aiuto per l’individuo intenzionato a farla.

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